La parola educare deriva dal latino ed è composta dalla particella “e” che vuol dire di fuori ed “ducare, ducere” che vuol dire condurre.
“Il fine dell’educazione è di dare al proprio figlio gli strumenti che gli consentano in primo luogo di scoprire chi vuole essere e di diventare una persona contenta di sé e della propria vita” (Bruno Bettelheim).
I genitori hanno la funzione, quindi, di accompagnare i figli nelle scelte di vita, osservandoli per capire cosa fanno e come lo fanno e provando a leggere le EMOZIONI che spiegano i loro comportamenti. Le emozioni sono la lente con cui genitori e figli vedono la realtà. All’interno di un contesto, come la famiglia, i membri danno un senso emozionale a ciò che accade. Entrare in contatto con le loro emozioni aiuta entrambi a dare un nome a ciò che sembra apparentemente incomprensibile e consente loro di non essere presi alla sprovvista quando i sentimenti si manifestano con comportamenti poco chiari o addirittura bizzarri.
Bruno Bettelheim spiega nel suo libro “Un genitore quasi perfetto” quanto sia importante sviluppare un “intuito educativo” per assumere atteggiamenti appropriati agli scopi. L’intuito educativo si sviluppa quando un genitore analizza con attenzione che cosa nella relazione con i figli ha contribuito al costituirsi della situazione e quando si sforza di capire con onestà come egli ha contribuito, seppur involontariamente, all’evolversi della situazione.
E’ importante partire dal presupposto che i comportamenti dei bambini sono la risposta ad atteggiamenti, anche involontari, dei genitori. Per questi ultimi quindi è molto utile ripercorrere l’esperienza della loro infanzia perché questa influisce fortemente sulle “scelte educative” che mettono in atto. Infatti Le nostre paure o le nostre sicurezze, la scelta di essere più severi o più permissivi dipende da come noi abbiamo elaborato il nostro passato di bambini e dai ricordi che ancora ne abbiamo.
Infine è bene tenere a mente che i bambini imitano ciò che i genitori fanno e quindi i comportamenti influiscono più delle parole.
Genitori violenti e aggressivi insegnano ai figli a condannare e a combattere.
Genitori che ascoltano, accettano e approvano insegnano ai bambini ad essere sicuri di sé, a stare bene con gli altri e a porsi obiettivi. Un bambino sicuro di sé diventerà un adulto in grado di far fronte alle difficoltà che incontrerà durante il suo percorso di vita.
Un rapporto con l’adulto fondato su onestà, lealtà e ascolto, rende i bambini capaci di instaurare relazioni soddisfacenti con gli altri.
Riporto alcune frasi della poesia tratta dal libro di Dorothy Law Nolte dal titolo “I Bambini Imparano quello che Vivono”. In modo chiaro, diretto e immediato l’autrice fa capire come i comportamenti dei genitori e degli educatori influiscono sullo sviluppo della personalità dei bambini e sulle loro capacità relazionali.
Se i bambini vivono con le critiche, imparano a condannare.
Se i bambini vivono con la paura, imparano a essere apprensivi.
Se i bambini vivono con il ridicolo, imparano a essere timidi.
Se i bambini vivono con la gelosia, imparano cosa sia l’invidia.
Se i bambini vivono con la vergogna, imparano a sentirsi colpevoli.
Se i bambini vivono con l’incoraggiamento, imparano a essere sicuri di sé.
Se i bambini vivono con la lode, imparano ad apprezzare.
Se i bambini vivono con l’approvazione, imparano a piacersi.
Se i bambini vivono con il riconoscimento, imparano ad avere un obiettivo.
Se i bambini vivono con la partecipazione, imparano a essere generosi.
Se i bambini vivono con la serenità, imparano ad avere tranquillità di spirito.
Bibliografia
B. Bettelheim, “Un genitore quasi perfetto”, Saggi Universale economia Feltrinelli, 1987
J. Juul, “Il bambino è competente”, Saggi Universale economia Feltrinelli, 1995
L. N. Dorothy, “I Bambini Imparano quello che Vivono”, Edizioni Rizzoli, 2008
R. Carli, “Culture giovanili”, Edizioni Franco Angeli, 2001