È sempre frustrante e demotivante per uno studente sentire il proprio insegnante sottolineare ciò che manca, ciò che deve acquisire, senza soffermarsi abbastanza sui suoi punti di forza e le qualità che lo caratterizzano, sui traguardi raggiunti, sugli ostacoli superati con successo, sulle fatiche sostenute e che hanno dato buoni frutti, sugli errori che hanno generato nuove competenze.
Correggere ciò che non funziona
Correggere dal latino cum rigere, vuol dire guidare dirittamente, raddrizzare, di persona che deve tornare ad assumere un comportamento retto. Il correggere ha una funzione riparativa. All’interno di questa funzione assumono particolare importanza gli obiettivi e i risultati non raggiunti o il programma non completato. Nel “riparare” si perdono di vista le risorse degli studenti e così rimane un vissuto di inadeguatezza, di incapacità e di rassegnazione. Molti studenti continuano a sentirsi incapaci e coloro che hanno buone capacità non si sentono abbastanza valorizzati.
Valorizzare ciò che c’è
Solo quando gli insegnanti prestano maggiore attenzione alle risorse degli studenti e non solo a ciò che manca, riescono riconoscere i traguardi raggiunti, a definire insieme agli alunni nuovi obiettivi e ad aiutarli a diventare persone attive e consapevoli dei loro processi di apprendimento, all’interno di un percorso formativo che si svolge per tappe, in divenire.
La valutazione va considerata in un’ottica di processo: come una tappa del percorso formativo e di vita della persona all’interno della quale ha la possibilità di fermarsi e ri-pensare a ciò che ha acquisito e darsi nuovi obiettivi.